Italia ed Europa
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 127
Qui fa già molto caldo, ma verso sera, di solito, l'aria si rinfresca: io passeggio lungo le rive del Tevere, e sto ore ed ore a guardare l'acqua corrente, rivolgendo a me stesso delle domande perfettamente inutili.
p. 136
- Finalmente siamo soli, - disse Anania grande, che mangiava l'insalata prendendola e stringendola fra due pezzi di focaccia.
- Ora non ti lasceranno più in pace, vedrai! Atonzu di qua, Atonzu di là. Sì, oramai tu sei un uomo importante, perché sei stato a Roma. Anche io quando tornai dal servizio militare...
p. 139
- Ben tornato, - mormorò la serva che favoriva la corrispondenza dei due innamorati. - Ella verrà subito.
- Come stai? - egli chiese con voce commossa. - Ecco, prendi un ricordo che ti ho portato da Roma.
p. 140
- Tocca a te raccontare. Io ti scrissi tutto, tutto; parla tu, Nino; sai parlare così bene tu! Raccontami di Roma; parla tu, io non so parlare... - ella mormorò, turbata.
p. 140
- Ti giuro che non mentisco. Perché dovrei mentire? Tu sei la più bella, tu sei la più gentile, la più dolce tra le fanciulle. Se tu sapessi come pensavo a te quando le mie padroncine, a Roma, nei primi tempi, si buttavano addosso a me ed a Battista Daga!