Lingua
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 108
Per quante fiate mi sia messo a matematicamente considerare quel mio scarso dividendo, ho pur troppo sempre dovuto conchiudere di dovermi fisicamente restringere alla spesa di lire una, centesimi trentasei e novantotto millesimi al giorno, che equivale al panem meun quotidianum.
p. 110
Il cavallo fu rimesso in gambe dai domestici, ai quali pure consegnammo tutti i nostri, avendo preso consiglio di terminare il cammino a piedi. Riprendemmo lena e coraggio onde vincere la difficil'erta; ma il sentiero diventava ognora più angusto, stipato di pruni e d'arbusti che ci aggrappavano le vesti con non molta cortesia, e ci careggiavano il viso con nessuna urbanità.
p. 114
Il sole coi suoi languidi raggi illuminava la natura d'una fievole luce, che gratamente si sposava al colore dei pampini e alle foglie cadenti degli alberi. La campagna sorrideva d'un tal melanconico sorriso; e mentre porgeva all'uomo gli ultimi suoi doni, si disponeva con serena mestizia ricevere dal crudo inverno i ferali suoi lenzuoli di neve.
p. 114
Talvolta l'usignolo snodava il canto; ma i suoi gorgheggi, non più lieti, non più giocondi, sembravano gli accordi del liuto che accompagni il canto d'una catastrofe d'amore... In quella vece gracchiavano i corvi noiosamente, fendendo l'aer colle loro lugubri ali... Il zeffiretto, che pur solea cortese scherzare tra fronda e fronda, e vezzeggiare col suo amorevole sussurro i frutti, le foglie e i fiorellini ora è divenuto sgarbato, crudele; spoglia ogni pianta, ogni cespo dei loro più belli ornamenti.
pp. 115-116
Per cui partì da Cagliari il 20 giugno 1796 una Commissione Regia composta dei cavalieri Musso, Guiso, Delirio e Pintor-Sirugu ossia Pintoreddu. Arrivano in Bono il 20 luglio; piantarono 2 cannoni in S. Raimondo, i Bonesi fuggirono nella montagna di Suruddò tutti armati e facendo fuoco alla truppa. Si diede intanto il sacco al villaggio, uccidendo porci e bestiame: incendiando le case dei capi di Bonifacio Cocco, di Costantino Angioi, dei fratelli Rabatta e di Giovanni Antonio Manconi. Le truppe trovarono provvista di pane, carne e vino in molte case, si diedero a mangiare e bevere tanto che i soldati di Schmit restarono ubriachi, e cadevano per le strade. I Bonesi intanto erano all'erta, scesero dal monte, e s'impossessarono dei cannoni che portarono in trionfo dentro il villaggio. La Commissione partì per Ozieri, e l'affare fu ultimato con un'amnistia, e furono pure restituiti i vasi sacri che nel saccheggio furono tolti dalla chiesa.