Lingua
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 94
O, in quanto a questo! - sai bene l'ospitalità è ingenita nei Sardi. Noi salutammo tutti quei signori, che al nostro arrivo si levarono, dirigendosi da me per stringermi la mano e darmi la benvenuta, quantunque fosse la prima volta che mi vedessero. Io li scongiurai a non sturbarsi per me e a continuare la partita; essi vi si accomodarono fino al suo termine. Don Giocondo e lo Speziale furono dichiarati perditori e pagarono il vermouth per tutti.
p. 95
E s'incominciò a parlar di porcetti cotti al forno, di pippioni arrostiti, di vini vecchi e che so io, cose da far andare in sollucchero
pp. 95-96
Quì Paolo voleva lasciarci, ma il mio amico lo pregò che restasse a pranzo con noi, ed egli stette; e quando le vivande furono imbandite, ci ponemmo attorno al desco, e togliemmo a lavorar di ganasce ch'era un piacere.
p. 96
Io rimasi a ciaramellare con Isabellina, la quale andava sempre dimesticandosi meco, e rendendosi disinvolta, amabilissima. Io la copriva di baci, la careggiava, la trastullava amorosamente.
p. 97
Ella poi mi fece vedere le sue bambole, i suoi giocatoli, i suoi ninnoli, mi fece vedere i suoi vestitini più belli, mi fece scendere nel giardino, ed ivi dettesi con cura a compormi un mazzettino di fiori autunnali, mentre io mi deliziavo a riguardare il bel luogo. Il giardinetto del mio ospite era infatti un luoghetto tutt'amenità e grazia; vi prosperavano rigogliosamente di bei arancetti, cedri e limoni; vi odoravano soavemente aiuolette di fiorellini – e vi si udiva il grato ronzio dell'ape che fabbrica il miele e la cera. Quasi nel mezzo vi sorgeva, a guisa di padiglione, un pergolato, lussureggiante di pampini e carico di grappoletti maturi; al di sotto era un sedile di pietra ricoperto di musco.