Geografia
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 63
Elias ammirò ancora una volta la sapienza di zio Martinu, ma scosse il capo. Ripensava al sogno in riva all'Isalle: aveva egli preveduto e desiderato forse il colloquio avuto poi con Maddalena? No, gli pareva di no.
p. 74
Gli pareva la voce di prete Porcheddu, di Maddalena, di sua madre, di zio Martinu; ricordava il sogno fatto la prima sera del ritorno e quello in riva all'Isalle, e altri sogni, altre visioni lontane.
p. 75
laquo;Io vado, io mi muovo. Non voglio morire: io l'amo, ed essa mi ama, me lo disse laggiù, in riva all'Isalle... no, mentre tornavamo... infine me lo disse, ed io l'ho baciata, ed essa è mia, è mia, è mia...Io vado... Ah, fratello mio, ammazzami se tu vuoi, ma essa è mia. Ora scendo, corro, vado a Nuoro, accomodo le cose. Si può tutto accomodare: zio Martinu ha ragione; ma bisogna che faccia presto»
p. 94
Uscirono, un momento che la straducola era deserta, e scesero nelle vie dove Nuoro assume aspetto di piccola città: le donne procedevano un po' timidamente, tentando di cambiar passo, paurose d'esser riconosciute, soffocando sotto la maschera di cera le loro risate di gioia puerili.
p. 101
laquo;Un sogno. Oh che non ho sognato in riva all'Isalle, e nella tanca, quante volte? Ma no, no, no! Che dici a te stesso, Elias Portolu? Miserabile, sei pazzo, il più vile, il più abietto degli uomini.»