Storia
Roma, Tip. G. Ciotola
L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia
Stefano Sampol Gandolfo
p. 38
Il vagheggiato ingrandimento dalle furbesche nozze del suo figliuolo Luigi con la Carlotta regina titolare di Gerusalemme e di Armenia, unica e legittima erede del re Giovanni II, era ito in fumo pur esso. Per la ragione che avendo re Giovanni lasciato un figlio suo naturale, questo scacciò i due Reali di Savoia da Cipro, e si sposò alla famosa Cristina Cornaro, l’adottata dai Veneziani per figlia di S. Marco.
pp. 38-39
Gli errori e le debolezze del governo del padre indisposero tanto il suo primogenito Amedeo IX, che esso preferì di viversene segregato dalla Corte e lontano dai suoi scandali. Ma Filippo II, il quintogenito, effeminato, turbolente e violentissimo di carattere, si abbandonò invece alla più disordinata e truce condotta.
pp. 40-41
Ma prima d’avviarci novellamente all’Eremo di Ripaglia, fermiamoci a contemplare un momento l’angelica figura del Duca Amedeo IX di Savoia.
La Chiesa annoverò tra i Beati questo insigne principe, perché fu purissimo di costumi, modello d’umiltà e di rettitudine, padre amorevolissimo dei poveri, e di una rassegnazione ed intrepidezza cristiana veramente eroica nel sopportare i gravi e frequenti insulti epilettici […]
pp. 41-42
In una convocazione degli stati generali, sollecitati probabilmente dalla Duchessa Violante, sorella del re Luigi XI di Francia, e sposa di Amedeo, fu nominato un consiglio di Reggenza, alla cui testa fu posta la medesima Duchessa. La quale venne per tal modo ad assumere, piuttosto che a dividere con lui, gli attributi della sovranità.
[…] Non così vi si rassegnarono il turbolento Filippo Conte di Bressa, e gli altri suoi fratelli Giacomo e Luigi. I quali confederatisi, insieme ad altri rivoltosi, contro Violante, levarono truppe ed aggredita per sorpresa la rocca di Monmellino, s’impadronirono della persona del pio Duca e lo trascinarono a Chambery prigioniero. Sorte cotesta che sarebbe toccata anche a Violante, se non fosse riuscita a sottrarsi in tempo alle violenze dei suoi cognati ed a riparare nel Delfinato. Da dove, ottenuto un poderoso soccorso dal re Luigi suo fratello, poté muovere contro i ribelli e costringerli all’accettazione delle più umilianti condizioni.
p. 45
E tutto avrebbe continuato a procedere colla massima soddisfazione, se non fosse stata la cattiva condotta di un suo vescovo, Giovanni di Savoia, il quale, […] ebbe un giorno la mala inspirazione di cedere i suoi diritti sul governo temporale della città al Duca di Savoia Carlo III, suo parente e intimo. Il quale nel 1518 […] tentò colla forza d’impadronirsi della pacifica città.