Storia
Roma, Tip. G. Ciotola
L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia
Stefano Sampol Gandolfo
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Chi afferma che il nostro Duca prese in odio il trono per la morte della sua sposa Maria di Borgogna, ch'egli amava teneramente, non afferma il vero.
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Al Conte Umberto III di Savoia, per la sua straordinaria pietà denominato il Santo, e che troviamo sepolto per il primo nella monumentale Badia di Altacomba, era succeduto, sul declinare del secolo duedecimo, col titolo di Conte di Savoia e di Marchese d’Italia, il suo unico figliuolo Tommaso I, denominato il Bello, perché bello era davvero.
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Il Duca Ludovico avea preso i titoli di Duca di Savoia e del Chiablese, di principe di Piemonte e d’Asti, di Marchese d’Italia, di vicario del Romano Impero, di conte del Genevese e di Bogié, di barone di Vaud e del Fossigny, di Friburgo, di Nizza e di Vercelli.
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La sua mala sorte lo aveva condotto a sposare nel 1432, quell’Anna di Lusignano, figlia di Giano re di Cipro, che già vedemmo a Ripaglia. Donna che non tardò a manifestarsi qual era, ambiziosa, orgogliosissima, avida di comando e di voluttà, quanto Ludovico era debole, vano, inetto, volubile ed incapace a comandare.
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Avrebbe potuto il Duca trovare un compenso alle penose mortificazioni inflittegli dal re di Francia; raddoppiando in quel tempo il suo territorio coll’acquisto della Lombardia, se allo spegnersi della linea dei Visconti avesse saputo secondare le brame dei cittadini di Milano, e gli sforzi della sua sorella Maria, vedova dell’ultimo dei Visconti.
Ma Ludovico erasi limitato a spedire in aiuto dei Milanesi un piccolo e mal formato esercito.