Lingua
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
pp. 60-61
I concetti poi della canzone erano mesti e sublimi. - Una tortorella geme tradita su una rupe, ove l'abbandonò il suo amante! Tu l'avresti, direi udita a gemere del suo infortunio... e narrarti con accenti melanconici la triste storia del suo amore... - Ella avea amato alla follia un ingrato!.... il quale, anziché corrisponderla con pari affetto e costanza, avea avuto il cuore di coprirla d'ignominia e abbandonarla.... Ella ne avea gemuto per lungo, e poiché avea considerato le sevizie della sua sorte, avea compreso esser tardi il pentimento e che pur bisognava riparare la vergogna... Avea lottato lungamente con cuore, e avea vinto! - Un feroce pensiero si era impossessato del suo spirito – il pensiero della vendetta! - Ed ella si era vendicata... Ella avea ucciso di propria mano l'infido amante. [...] Tu riscontravi nella gemente tortorella la sarda amante, che ama sospirosa, perchè abbandonata... e che ama eternamente poiché non pone mai tregua al suo gemito! - Nell'infedele sagrificato all'ingiuria recata, ricordavi l'animoso petto della sarda donna che fa pagar ben cara l'offesa che mai venga fatta al suo onore.
p. 60
Ossiavero, bande di facinorosi, maffiosi, assassini da strada i quali sogliono ricevere i passeggieri a colpi di pugnale e a fucilate.
p. 64
Qui, primo a riceverci fu un gruppo d'uomini armati fino alla gola, con lunghi tabarri incapucciati e con tale fierezza nell'aspetto, che un forestiero nel giungere avrebbe presi per uomini di malaffare. Eran invece i Baracelli intenti a far la ronda pel villaggio. Questa instituzione che nella nostra Isola data da lungo, e che dalla maggior parte dei Comuni si vuol tuttavia sostenere, dovrebb'essere da una buona volta abolita. Si pensi all'aggravio che ne ridonda sugli amministrati, che per tutelare i loro interessi d'agricoltura, devono ogn'anno pagare alla Compagnia la dovuta renda, la quale suole stabilirsi in proporzione al seminerio che si fa, e al bestiame che si possiede; si pensi che è tutto carico del Governo la tutela dei pubblici e privati interessi d'ogni cittadino, il quale all'uopo, paga le sue imposte che son pur troppo forti.
p. 64
Era desso il villaggio del mio amico, Noi lo salutammo con un grido di giubilo, sferzando a un tempo gli ansanti cavalli, che in breve ci posero nelle sue porte.
pp. 67-68
Avea la tappezzeria color cilestro a fiorellini d'argento – il palchetto, pitturato dal simpatico pennello del Ternelio – bravo pittore, scultore e nostro compatriotta – e il pavimento, a vaghi quadrelli di Venezia. Veniva poi arredata con molta proprietà ed eleganza: aveva un letto di ferro a rabeschi, col cortinaggio di tullo bianco ricamato – un comodino, legno noce lustrato – un canterale, legno mogano con squisite intarsiature e con su una infinità di maioliche, porcellane e cristalli multiforme e bizzarri.