Storia
Roma, Tip. G. Ciotola
L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia
Stefano Sampol Gandolfo
pp. 25-26
Sino dal principio del secolo decimoquarto, avea il Duca Amedeo VIII di Savoia acquistato per compera in danaro la città e la contea di Ginevra con diverse altre provincie di là delle Alpi; e per la parte d'Italia tutta la fertile Valle dell'Ossola vendutagli dai Grigioni.
Domandò egli in seguito la consueta prestazione e l'omaggio ai potenti Marchesi di Ceva e di Saluzzo; ma perché trovò opposizione alle sue pretese, ve li costrinse colle armi. Né valse al Duca di Borbone l'essere pronipote di Luigi IX; dovette pur egli, costrettovi dalla forza, giurar vassallaggio all'ambizioso savoiardo per certe terre che teneva in feudo.
E poiché per gli accresciuti suoi dominii erasi accordato dall'imperatore Vincislao il titolo di Duca al Visconti di Milano, vollesi dall'imperatore Sigismondo concedere lo stesso titolo all'ambizioso ed irrequeto Conte Amedeo di Savoia. Che ne ricevette solennemente le insegne nella città di Chambery, capitale dei suoi dominii, il 15 di luglio dell'anno 1416.
p. 26
Ci limiteremo quindi a ricordare brevemente, perché indispensabile, che alla linea secondogenita del conte Tommaso I di Savoia era stata assegnata la signoria del Piemonte da Avigliana in giù, a titolo di semplice infeudazione.
Che a Tommaso, Primo Principe del Piemonte, era succeduto Tommaso II ed a questo quel Filippo, che per le contratte nozze con Isabella di Villa Arduino, aveva anche acquistato il principato di Acaja.
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Ricorderemo che al Principe Filippo era succeduto il suo figlio Giacomo, ed a questo nel 1367 il primogenito Amedeo VI di Savoia. Il quale avendo incominciato ad estendere molto i suoi dominii nell'Italia occidentale, trovando imbarazzante la intermediaria Signoria del Piemonte, comecché feudale, incominciò per questo a suscitare nell'animo del suo pupillo desiderio vivissimo di ricuperare i suoi stati di Grecia e di stabilirvi la sua residenza, col titolo di Signore non solamente di Acaja, ma di tutta intiera la Morea.
Ardito progetto codesto, che sarebbe infallantemente eseguito nel 1391 con una imponente spedizione già all'uopo segretamente preparata, se non era la improvvisa morte avvenuta in quell'anno del giovine conte Amedeo VII e la minore età del suo successore, il nostro Duca Amedeo VIII di Savoia.
p. 27
Una specie, insomma, di Vittorio Emanuele II, meno l'ingegno [...]
pp. 27-28
Egrave; desso il nostro Amedeo VIII, che alla morte del principe Ludovico, avvenuta senza eredi a Torino nel 1418, riunì la Signoria del Piemonte agli stati suoi savoiardi, non per disposizione testamentaria del defunto principe, ma per diritto di successione, come agnato unico della famiglia.
È desso che diventato il più potente di tutti i suoi predecessori, incominciò a comparire e a sedere tra i più rispettati sovrani d'Europa. Desso quell'Amedeo, la cui mediazione e i cui consigli erano spesso richiesti dall'imperatore Sigismondo, da Emanuele Paleologo, dal re di Francia e dallo stesso grande pontefice Eugenio IV. Desso quell'Amedeo, alle cui armi si videro obbligate di collegarsi nel 1426 le due potenti repubbliche di Venezia e di Firenze per tener fronte al poderoso Duca di Milano, Filippo Maria Visconti.
È desso infine l'autore di quell'ammirabile Codice di leggi, che col titolo di Statuti di Savoia servì il primo di fondamento alla legislazione non solo del Piemonte, ma di molti altri stati d'Europa.