Religiosità
Roma, Tip. G. Ciotola
L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia
Stefano Sampol Gandolfo
p. 17
Incedevano i sette Eremiti con le lacrime agli occhi, tra gl’inchini e i baciamani del popolo, che non si saziava di contemplarli, e di toccar loro le tuniche e la croce di San Maurizio, che loro scendea dal collo in mezzo al petto.
p. 21
Certo è che dal magnifico Refettorio, che abbiamo osservato, per un angusto corridoio si passava al vero Refettorio degli Eremiti. Una saletta perfettamente quadra, lunga e larga non più di cinque o sei metri, tutta circondata da immagini sacre, con un leggio nel mezzo, dal quale uno degli eremiti faceva lettura ai compagni di qualche ascetico libro durante il pasto. Le tavole, le panche, tutto il resto simile ai refettori, che più di una volta avrà veduto chi legge queste pagine nei conventi dei Cappuccini e di tutti i frati della più stretta e rigorosa Osservanza Francescana.
pp. 22-24
E tutti si accalcarono intorno alle mensa del venerando Prelato, che pronunciò in lingua francese questo elevatissimo discorso.
[…] Lode a Dio uno e Trino, che lo ha ispirato, e lode al magnanimo Principe, ed agli eccelsi suoi compagni, che hanno fedelmente compiuto il felicissimo atto, a cui oggi abbiamo assistito.
Un principe […] abbandona il mondo e le sue giocondità, e indossata una ruvida tunica di penitente viene a chiudersi in questo umile e lontano ritiro per tutto dedicarsi alla salute dell’anima sua e al Signore. Sei nobilissimi e fedelissimi suoi amici […] rinunziano anch’essi volenterosi agli onori ed ai piaceri della loro brillante posizione sociale, è tale atto di fede, di speranza, di carità, di abnegazione cristiana […]
Uniamo dunque anche noi la nostra voce a quella augustissima del nostro Santo Padre Eugenio IV ed innalziamo fervidi voti all’Altissimo Iddio, perché accordi sempre la pienezza delle sue grazie all’Ordine dei Cavalieri di S. Maurizio, che così felicemente incomincia da oggi la sua monastica esistenza.
Fate, o Gran Dio, che esso perseveri e prosperi a gloria vostra, e ad esempio dei popoli cristiani. Concedete, o Signore, […] il gaudio di veder prosperare i popoli savoiardi […]
Io come ultimo dei ministri di Dio, e come il più indegno dei Pastori del suo gregge, impartisco a questo asilo di penitenza, ai suoi abitatori, ed a tutti voi la mia Santa Benedizione.
p. 24
Tutti a queste ultime parole s’inginocchiarono commossi, ed il venerando Prelato, alzando la tremante sua destra, anch’esso commosso sino alle lacrime, pronunciò cogli occhi rivolti al cielo: “Nel Nome Santissimo di Dio, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, Amen”.
pp. 40-41
Ma prima d’avviarci novellamente all’Eremo di Ripaglia, fermiamoci a contemplare un momento l’angelica figura del Duca Amedeo IX di Savoia.
La Chiesa annoverò tra i Beati questo insigne principe, perché fu purissimo di costumi, modello d’umiltà e di rettitudine, padre amorevolissimo dei poveri, e di una rassegnazione ed intrepidezza cristiana veramente eroica nel sopportare i gravi e frequenti insulti epilettici […]