Flora e fauna
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 258
Ed io vidi, fanciullo, errar per queste tombe, cani e porci – certo attirati all'odore – e con le zampe, quelli, e col grifo, questi, procacciarsi un cibo esecrando!
p. 259
Il sacro recinto era un inestricabile guazzabuglio di bronchi e sterpi e di piante selvatiche, che palmo a palmo si contendevano il terreno. Qua prosperava il rovo e il caprofico, l'erica e la madreselva, la malva e l'ortica, e insieme stippavane ogni angolo, in modo, da impedirne l'andare.
p. 259
Ma ove son le tombe? Chiedeva io all'amico. >> << Eccole rispondeva Riccardo. >> << Vedi tu quei pilieri? - orbene, al disotto riposano i nostri defunti.... La carità del beccamorto ammucchio quelle pietre, acciò il cadavere squarciandosi non venisse su in frantumi!>> << Orrore! - Come si sentirà straziato il cuore d'una madre nell'abbandonar là il suo pargoletto? - ove non gli potrà coltivare una viola dal mesto pensiero.... E l'orfanella, ove si poserà a piangere i suoi genitori? - Ove collocherà la sua mesta ghirlanda? In un angolo sorgeva una cappella, pericolante, senza tetto. Era l'ossario! - Si vedevano là stinchi e fomeri alla rinfusa, e due serre di teschi a destra e a mancina. - Quei teschi sorridevano... L'uomo nasce ne pianto, vive nel pianto, muore nel pianto... finalmente sorride! - Sorride di sé stesso, polvere ed ombra.
p. 261
Intanto a casa trovammo imbandita la cena, che sta volta riuscì malinconica. - E' costume di quei paesi imbandire la cena pei morti! - Non vi mancava perciò l'ovo e la fava, i cibi prelibati dei morti! Consumato il gramo cibo andai a dormire.......................... Ero in un vasto campo gremito di croci e frastagliato d'allee di cipressi e di tombe.
p. 265
La morta non era Violetta sì bene Isabellina! - quel simpatico fiore non anco sbucciato... quella celeste creatura che io amava teneramente.