Flora e fauna
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 156
Badate al varco, da cui senza dubbio dovrà saltare il cinghiale. In quel mentre si vedevano sgusciar volpi, lepri e scojattoli che si davano a rovinosa fuga; ed ecco l'abbaiar dei cani farsi più sordo [...] Era un canuto cignale!
p. 157
Oltre al mio cignale s'erano finiti due daini di che se n'era fatta gran festa ai bravi tiratori, ai quali, com'è costume, s'erano donati il vello e la testa della fiera uccisa. Fra costoro fui annoverato io, e come tale mi si fecero i niente meritati onori!... Dopo, i Capi-caccia squartarono le fiere, e a ciascuno fu data la sua parte di spoglia opima!... quindi s'imbandì la refezione, si mangiò e si bevè e si fece tripudio grande.
p. 157
Sedutici appiè d'un leccio, egli ripigliò così la sua istoria.
pp. 162-163
Nel furore di quella battaglia caddi ferito, credetti morire e mi raccomandai a Dio. - Quando rinvenni era notte; al mio sguardo si svelava un quadro terribile.... << Al lume Delle stelle lampeggiano le sguainate Sciabole. Brillan di sanguigne tinte I purpurei pennacchi, erti ed immoti Come bosco di pioppe irrigidito. Del Re custodi e della legge, schiavi Sol del dover, usi obbedir tacendo E tacendo morir, terror dei rei, Modesti ignoti eroi, vittime oscure E grandi, anime salde in salde membra Mostran nei volti austeri, nei securì Occhi, nei larghi lacerati petti Fiera, indomita la virtù latina... >> Era il campo di battaglia.
p. 164
Tuttavia però non vedeva un vivente a cui porgere la mia riconoscenza, allorchè parvemi di udire un anelito affannoso e scorgo un'ombra simile a larva benigna evocata dal sepolcro.