Flora e fauna
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
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Giunti pertanto nell'ovile, fu una gran noia da parte dei pastori che ci ricevettero con somma cordialità; poco dopo si inagurò la tosatura con certe cerimonie pastorali, con certe tosature e oblazioni in croce, fatte su una nivea pecorella, e tosto i pastori dettero mano ai ferri e intrapresero il lavoro. La comitiva s'era abbandonata all'allegrezza. Era bello vedere quelle gaie pastorelle, quei vispi garzoncelli, quali cantare sulle corde d'una sarda cetra, quali al suono della zampogna, quali formar cori e intrecciar carole con un tripudio farnetico esuberante.
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In quel momento odesi nel vicino macchione un cozzar di sterpi e arbusti, e vedesi commuover ogni fronda, e distrigarsi aspramente, e tosto saltare fuori inferocito, un mostruoso cinghiale.
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Smorì il vermiglio delle nostre guancie quasi rose saettate dal cocente sole.
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A tal fine arrivati in paese, sostato un poco, Paolo e Riccardo si dettero premura d'uscire pel villaggio a invitare gli uomini più intendenti delle caccie, detti Capi-caccia, e gli aizzatori con le diverse mute dei cani, indispensabili in simili partite
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In cui riggiri come verme sul fango l'essenza vitale che si chiama anima. - Il suo viso era grotesco, bitorzoluto, ove campeggiava il naso grossissimo a ballotta fatto fogna dalle iterate aspirazioni del tabacco – la bocca, larghissima, cavernosa, col labbro inferiore pendente come quello asino - gli occhi, sgranati di color fulvo, che schizzavano dalle orbite tinte pavonazzo - segno del vizio.