L'autore
Definito da Gianfranco Contini il «Proust sardo», Giuseppe Dessì è stato dopo la Deledda il più importante scrittore dell’Isola. Al liceo «Dettori» di Cagliari conobbe Carlo Varese e Delio Cantimori, che lo incoraggiò a continuare gli studi all’Università di Pisa. Dopo la laurea frequentò il gruppo raccolto attorno alla rivista «Letteratura». Intrapresa la carriera d’insegnante, nel 1937 fu a Ferrara. Nel 1939 Le Monnier licenziò San Silvano, il suo primo romanzo. Nel 1942 uscì Michele Boschino e nel 1961 Il disertore. Nel 1972 vinse il «Premio Strega» con Paese d’ombre. Morì a Roma il 6 luglio 1977.
Il curatore
Dino Manca (Nuoro 1965), insegna Filologia della Letteratura italiana e Letteratura e filologia sarda all’Università di Sassari. Ha scritto su diversi autori. In questa collana ha curato la pubblicazione di diverse opere: Sa Vitta et sa Morte, et Passione de sanctu Gavinu, Prothu et Januariu (2002), Il carteggio Farina-De Gubernatis (1870-1913) (2005), Il ritorno del figlio (2005) e L’edera (2010) di Grazia Deledda, Memorie del tempo di Lula (2006) di Antonio Mura Ena e Quiteria (2010) di Pompeo Calvia.
L'opera
Michele Boschino è stato considerato uno dei primi «metaromanzi» della narrativa italiana. L’intera tradizione del testo si trova conservata a Firenze nella Sala Manoscritti dell’Archivio «Bonsanti». L’opera è strutturata secondo le forme del «doppio racconto», ciascuno con propria fonte di emittenza narrativa, proprio orientamento ideologico e orizzonte percettivo. I due discorsi ruotano intorno ad un unico centro di gravità, Boschino, appunto, contadino del centro Sardegna, vittima di soprusi e rancori. La presenza di differenti tipologie narrative e formali e la non trascurabile valenza speculativa e filosofica fanno di questo romanzo una sorta di laboratorio sperimentale che rende Dessì autore moderno e di respiro europeo.