L'autore
Francesco Cucca nacque a Nuoro nel 1882. Si trasferì in Africa per lavorare presso una ditta importatrice di legnami e lì si dedicò con passione alla letteratura. Affascinato dalla cultura musulmana, visse intensamente il rapporto col mondo africano e ne narrò i caratteri e le leggende in Galoppate nell’Islam (1923). Rimase sempre in contatto con la Sardegna e fu soprattutto legato a Sebastiano Satta che gli affidò il compito di trascrivere le poesie poi raccolte nei Canti Barbaricini. Morì a Napoli nel 1947.
La curatrice
Simona Pilia, laureata in Lettere all’Università di Cagliari, ha conseguito il Dottorato di Ricerca nei curricula di Filologia in Cultura e Storia medievale del Mediterraneo occidentale in relazione alla Sardegna, presso l’Università di Sassari. Redattore della rivista “Nae”, è ricercatrice del Centro di Studi Filologici Sardi.
L'opera
Siamo negli anni a cavallo della Prima guerra mondiale, in un panorama mediterraneo che abbraccia la costa nordafricana, la Sardegna, l’Italia, la Francia. L’autore delle lettere è un giovane autodidatta animato da forti idealità politiche e da un’intensa passione per la letteratura. È amico di Attilio Deffenu e gli fornisce i mezzi per pubblicare la celebre rivista “Sardegna”. Le lettere parlano di politica, di economia e di cultura: sullo sfondo un ampio scenario nel quale campeggiano i nomi di Sebastiano Satta, di Grazia Deledda, di Isabelle Eberhardt e di Paul Vigné d’Octon. Poesia, giornalismo, ideali socialisti e anarchici, avventure africane, prima che la guerra cancelli molte speranze e spezzi la giovane vita di Deffenu. Le lettere di Francesco Cucca ad Attilio Deffenu costituiscono un documento utile per illuminare un momento di particolare drammaticità nella storia italiana ed europea