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GIULIO ANGIONI


Cagliari, Condaghes, 1993
La visita
Giulio Angioni

Scena 0 (o prologo, eventuale)

[Mentre gli attori si preparano e fanno quanto deve suggerire al pubblico che cos’è il luogo finto della loro azione, la voce fuori scena dello studente recita il seguente prologo]:

Voce: “La vecchia mi fissava attenta e curiosa, divertendosi di me e delle domande che facevo. Accovacciata sopra un sasso piatto, comoda e solenne, la sinistra in grembo e la destra sopra un altro sasso piatto, le gonne tutt’attorno sulla polvere, oltre a me badava a un tubo lungo di plastica giallina che giù dal ponte canale succhiava l’acqua e scompariva oltre un muretto a secco ad irrigare invisibili verdure, dopo metri di serpentine nella polvere, come a nascondere che l’acqua la prendeva di frodo in quella quantità del canale che viene dal lontano Flumendosa: a costruire quella diga suo marito aveva perso la vita, e a lei per giochi strani non era toccata nemmeno la pensione; si rifaceva un po’ così, m’hanno detto, rubacchiando quell’acqua di giorno e anche di notte”.
E poi anche lei m’ha parlato di zio Sidoro, di Sidoro Manis. E tre, dopo mia madre e dopo il sindaco. Anche secondo lei era proprio zio Sidoro il più capace d’informarmi su come sono andate le cose nei giorni della grande baraonda per le terre: specialmente se volevo sapere per di più come le cose le avevano vissute dalla parte dei padroni. Sidoro Manis allora faceva il sovrastante nell’azienda dei Delunas, temuto caposervo e riverito.

 
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