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PAOLA ALCIONI


Cagliari, Condaghes, 2004
Il segreto della casa abbandonata
Paola Alcioni
La misteriosa supplente
Palpitò un lampo e subito rimbombò un tuono, intronando negli anditi e facendo vibrare tutti i vetri della scuola.
Non si era ancora spento il brontolio che, all’improvviso, esplose il clangore strillante della campanella.
La Creatura sussultò per la seconda volta, ferendosi le labbra con i denti acuminati. Serrò le palpebre a quell’insopportabile frastuono metallico, indietreggiò nello sgabuzzino incespicando tra spazzoloni e scope e chiuse la porta con uno spintone.
Nello stesso momento Gianni si precipitò fuori dal bagno, il fiocco celeste a sghimbescio. A metà strada però rallentò il passo, colto dal sospetto di essersi bagnato i pantaloni per colpa di quel tuono tremendo.
Negli anditi vibranti dallo squillo lacerante cominciavano ad aprirsi le porte delle classi e aumentava il brusio.
Dalla Seconda C uscì maestra Erme. Reggeva la borsa nera con la mano destra e stringeva un fascio di registri sotto il braccio sinistro. Ondeggiando sui tacchi come fosse preda di una folata di vento, fece un giro su se stessa e si trovò nuovamente rivolta verso la classe, con i riccioli sale e pepe irti in testa come cavaturaccioli.
“Ho detto prepararsi in silenzio! In silenzio! Non sapete cosa vuol dire in silenzio? Non lo sapete? Un poco di educazione, che diamine!”
Gianni, che arrivava in quel momento, si appese alla manica della maestra, che era anche la vicedirettrice: “Cos’è un diamine, maestra Erme?”.
Erme, reclinando il capo di lato osservò il bambino. Anche lui reclinò il suo, incuriosito dai suoi enormi occhi rotondi, incorniciati da rotonde lenti.
“Mmh, ecco: … il diamine è fratello del diancine. Vai a prepararti.”
“Ma io non so neanche che cos’è il …”
“Gianni, sei stato in bagno?” lo interruppe spazientita.
“Sì, maestra Erme.”
“Ti sei bagnato i pantaloni.” E gli voltò le spalle, allontanandosi verso la Biblioteca con un ticchettio di tacchi.
“Che diamine!” mormorò il bambino, strabuzzando gli occhi e stirazzando il grembiule oltre le ginocchia flesse.
 
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