Milano, Treves, 1933
Luna di settembre (Sole d'estate)
Grazia Deledda
Era melanconico, quella sera, il vecchio poeta. Vecchio? Lo diceva lui, per un'estrema civetteria maschile, o meglio per l'abitudine di dare una lieve patina di pessimismo alle cose troppo chiare, e spesso belle, della realtà: ma i suoi folti capelli avevano ancora un'increspatura giovanile, che nascondeva il bianco sotto il nero, e che il riflesso della luna, già alta sulla veranda della villa, dov'egli si abbandonava ai suoi pensieri, accendeva della stessa argentea tremula chiarità del mare.